martedì 22 settembre 2009

Notizie sulla Birmania - 14 settembre 2009

Sommario:

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- Da Total e Chevron 5 miliardi di dollari in fondi neri alla giunta militare
- Total/Chevron non sono i soli ad arricchire la giunta, mentre il popolo è alla fame
- Birmania: liberato aiutante Suu Kyi
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Da Total e Chevron 5 miliardi di dollari in fondi neri alla giunta militare
Asia News_13 settembre 2009

L’ong EarthRights International accusa i due colossi dell’energia di sostenere la dittatura in Myanmar. Esse sfruttano il lavoro forzato della popolazione e nascondono i crimini commessi dall’esercito. I fondi nascosti in due banche offshore di Singapore. Per ora nessun commento ufficiale dalle compagnie.

I giganti dell’energia Total e Chevron sostengono la giunta militare birmana sfruttando il lavoro forzato della popolazione, nascondendo omicidi e abusi, e arricchendo le casse dei militari di circa cinque miliardi di dollari Usa, occultati in due banche offshore a Singapore. A denunciarlo è l’ong EarthRights International (Eri), con base negli Stati Uniti e sedi sparse nei Paesi del Sud-est asiatico, in due diversi rapporti frutto di anni di inchieste in Myanmar.

EarthRights International accusa la compagnia francese Total e la statunitense Chevron di “coprire le violazioni dei diritti umani” dell’esercito birmano a guardia delle condotte del gas, tra cui lavori forzati e omicidi ai danni della popolazione. L’inchiesta svolta dagli attivisti dell’Eri rivela inoltre che la giunta militare al potere in Myanmar ha occultato 4,80 miliardi di dollari Usa, in due banche di Singapore. Essi sono i proventi della vendita del gas naturale, che la dittatura ha sottratto dal bilancio dello Stato versandoli su fondi personali.

Matthew Smith, coordinatore Eri per i progetti in Myanmar, afferma che “la leadership militare nasconde miliardi di dollari” mentre la popolazione soffre la fame. Naing Htoo, uno degli autori del rapporto Eri, aggiunge che “le forze della sicurezza di Total e Chevron commettono omicidi, costringono la popolazione ai lavori forzati e altre violazioni dei diritti umani, mentre i vertici della compagnia continuano a mentire alla comunità internazionale”.

I due rapporti diffusi da EarthRights International sono basati su fotografie, interviste e testimonianze fornite della popolazione birmana, interessata dallo Yadana Project: esso intende estrarre gas naturale dal mare delle Andamane, al largo delle coste birmane e convogliarlo in Thailandia. Nel sottosuolo marino vi sarebbero oltre 150 miliardi di metri cubi di gas naturale, che hanno attirato gli interessi delle principali compagnie energetiche e petrolifere mondiali.

Nel recente passato la Total è stata al centro di una controversia per i rapporti economici e commerciali con la giunta militare birmana, all’indomani dell’arresto della leader dell’opposizione democratica Aung San Suu Kyi. Le sanzioni della comunità internazionale, peraltro, colpiscono l’esportazione di armi, legno, minerali e pietre preziose. Il governo francese, invece, ha sempre difeso gli interessi del colosso dell’energia in Myanmar. La Afp riferisce infine che i rappresentanti di Total e Chevron non sono al momento disponibili per un commento ufficiale.


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Total/Chevron non sono i soli ad arricchire la giunta, mentre il popolo è alla fame
Asia News_14 settembre 2009

Il ministro del governo birmano in esilio denuncia ad AsiaNews le connivenze fra governi, multinazionali e i militari al potere. Interessi economici e traffici illegali più importanti delle questioni morali, come democrazia e diritti umani. Le aziende devono risarcire la popolazione, vittima di soprusi e violenze.

L’Ong EarthRights International ha lanciato pesanti accuse contro le multinazionali dell’energia Total e Chevron, incolpate di arricchire la giunta militare birmana con fondi neri e sfruttare la popolazione locale. Ammonterebbe a 4,83 miliardi di dollari Usa il capitale nascosto dalla leadership birmana in due banche off-shore a Singapore. L’Ong denuncia anche la pratica di lavori forzati, omicidi e vessazioni sulla popolazione, interessata dalla realizzazione del gasdotto Yadana che, dal Myanmar, convoglia il gas naturale in Thailandia.

Sulla vicenda riportiamo l’analisi di Tint Swe, membro del consiglio dei ministri del National Coalition Government of the Union of Burma (NCGUB) costituito da rifugiati del Myanmar dopo le elezioni del 1990 vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia e mai riconosciute dalla giunta militare. Fuggito in India nel 1990, dal 21 dicembre del 1991 vive a New Delhi. Da allora fa parte del NCGUB dove ricopre l’incarico di responsabile dell’informazione per l’Asia del Sud e Timor Est.

La democrazia o i progetti umanitari sono umiliati quando hanno a che fare con il Myanmar. Tutto è politica. La politica è denaro. Questo è ciò che la maggior parte degli ignari birmani, ultimamente, ha sperimentato. Ma essi devono anche essere pazienti, lasciare che i governi e le organizzazioni straniere imparino qualcosa in più, sul vero volto della giunta militare. Molti li hanno acusati di mettere in luce solo il lato cattivo dei generali.

Il movimento per la democrazia in Myanmar non disponeva dei giusti mezzi per parlare al mondo dei 3mila morti durante le rivolte del 1988. Grazie ai videofonini, è andata diversamente per la rivolta dei monaci nel 2007. Tuttavia, i media sono ancora inefficaci nell’influenzare la maggior parte dei governi esteri. Le dure reazioni e le dichiarazioni dai toni forti dimostrano, al contempo, l’inutilità delle pressioni verso gli ufficiali dell’esercito birmano.

In seno al Consiglio di sicurezza Onu, è evidente il diritto di veto esercitato da Cina e Russia [sulle sanzioni]. Peraltro, vi sono molti altri poteri invisibili che lavorano dietro le quinte. Interessi economici, sicurezza energetica, traffico di armi e droga sono di gran lunga più importanti delle questioni morali: democrazia, diritti umani e aiuti umanitari.

I visitatori occasionali, che trascorrono un paio di settimane in centri turistici come Pagan, Inlay e sulle spiagge, tornano a casa e raccontano di come sia dolce il sorriso del popolo birmano, e quanto siano pittoreschi i paesaggi. La gente comune è spinta a pensare che tutto proceda come sempre, in Myanmar. Questi commentatori non hanno accesso al misero desco di quanti vivono nelle città satellite e non conoscono le fatiche di quanti, dalle città di origine, devono affrontare lunghi viaggi per raggiungere le carceri nelle aree più sperdute del Paese, dove i loro cari sono detenuti per la loro battaglia a favore della democrazia.

Nessuno critica la mancanza di democrazia, perché i generali sono guardati come bravi ragazzi capaci di nascondere accordi segreti. E i risultati sono la nascita del programma nucleare, i tunnel segreti e i dollari nel settore energetico. Quello che una volta era definito "la risaia dell’Asia", ancora oggi benedetta da Dio in risorse naturali, dopo due decadi, il Myanmar è incapace di emergere dagli ultimi gradini dei Paesi sottosviluppati. Ma guardate il video delle nozze “di diamante” della prima figlia (del generalissimo Than Shwe), girate lo sguardo tra le inutili costruzioni a 5 stelle della capitale Naypyiday, ascoltate le radio in lingua birmana, la Bbc, Voice of America, Radio Free Asia e Democratic Voice of Burma. Quanti hanno davvero bisogno di informazioni veritiere di prima mano e di notizie dall'interno, basta che si facciano tradurre con facilità i feeds RSS di queste radio. Se i vostri giornali continuano a difendere la politica [della giunta] e l’approccio dei vostri governi, allora significa che forse siate un po' accecati.

La verità è che il Myanmar è un Paese disperatamente povero, mentre il regime è estremamente ricco. Il budget per la sanità e l’istruzione è al minimo, le spese militari al massimo. La droga e il mercato nero superano di gran lunga quanto il governo mostra al pubblico in materia di economia.

Il rapporto pubblicato da EarthRights International, circa i 4,8 miliardi di dollari Usa versati alla giunta da due fra le più grandi compagnie petrolifere al mondo è un punto a favore. È evidente che le compagnie, in prima istanza, debbano negare ogni addebito. Le multinazionali come Total – sottoposte alla pressione dell’opinione pubblica – dovrebbero cambiare atteggiamento e compensare la popolazione per la violazione dei diritti umani e degli standard lavorativi. Vi sono molte compagnie di diversi Paesi, dove né la democrazia né l’opinione pubblica possono essere di aiuto. Le banche di Singapore e le aziende sud-coreane sono solo un esempio. Per non parlare delle compagnie cinesi e indiane.

Negli Stati Uniti vi sono sforzi congiunti di politici, sistemi di informazione e attivisti che traggono vantaggio da un allontanamento degli uomini d’affari americani dal Myanmar. Le trame segrete e le mani invisibili hanno sempre avuto un peso nella storia. Non tutte, però, sono state proficue. Poveri birmani, che devono ancora attendere decine di anni.


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Birmania: liberato aiutante Suu Kyi
Ansa_13 settembre 2009

E' stato liberato poche ore dopo il suo arresto Win Tin, leader storico del partito d'opposizione di Aung San Suu Kyi. Win, 80 anni e stretto collaboratore del Nobel per la Pace, aveva firmato nei giorni scorsi un articolo, pubblicato sul Washington Post, in cui definiva una 'farsa' le elezioni programmate dalla giunta militare birmana per l'anno prossimo. Ieri mattina era scattato il fermo: la polizia lo aveva prelevato per 'fargli delle domande'.

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